L’evasione dal carcere Rebibbia di Roma di due pluriomicidi rende sempre più evidente la fallimentare gestione dei servizi penitenziari.
I sindacati degli agenti penitenziari da tempo evidenziano gravissime carenze di organico, disorganizzazione dei servizi penitenziari, sovraffollamento.
In queste condizioni le carceri non possono assolvere alle funzioni loro affidate dalla Costituzione e dall’ordinamento penitenziario.
Soltanto episodicamente, ossia in occasione di condanne per il sovraffollamento, di suicidi di agenti di polizia penitenziaria e detenuti, o – come nel caso odierno – di evasioni eccellenti, il pianeta carcere diventa oggetto di veloce e distratta attenzione per ripiombare subito dopo nel dimenticatoio delle cose non rilevanti.
Tutto questo è intollerabile, occorre intervenire immediatamente e trovare le necessarie risorse in termini economici, di personale, di strutture, per rendere le carceri italiane quei centri che possano assicurare la certezza della pena e la funzione rieducativa indicata dalla Costituzione e dall’ordinamento penitenziario.
Ministro e dirigenti del ministero della Giustizia facciano quanto devono oppure si dedichino ad altro, lasciando gli incarichi a chi vuole realmente intervenire in modo efficace sul sistema penitenziario.
Democrazia in Movimento
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