GLOBALIZZIAMO I DIRITTI. REDISTRIBUIAMO LE RISORSE.
I social networks sono invasi da commenti sulla "crisi greca", sul recente referendum indetto da Alexis Tsipras e sulle reazioni delle istituzioni governative e finanziarie.
Il dibattito, come troppo spesso accade, è condizionato dai pregiudizi e dalle generalizzazioni.
Molti critici verso le mosse del governo greco imputano alla Grecia di voler sfuggire alle proprie responsabilità , di volersi sottrarre al pagamento dei propri debiti, di voler continuare a godere di prestiti che avrebbero assicurato a quel popolo di vivere da "cicale", retribuito dal pubblico e foraggiato da munifiche pensioni erogate anche a soggetti che in altri paesi sarebbero ancora "forza lavoro". In sintesi a sperperare denaro a danno dei creditori (fin troppo generosi).
Il governo Syriza sarebbe il garante di tali forme di "parassitismo".
Ma è davvero così? Tutto il popolo greco ha beneficiato e beneficia degli "aiuti" e nella stessa misura?
Sembra proprio di no. La crisi e gli interventi finanziari, sotto qualsiasi forma si siano manifestati, non hanno prodotto effetti omogenei sulla popolazione greca, la quale - al pari di ciò che accade in giro per il mondo - è sempre più pervasa dai nefasti effetti delle diseguaglianze, dove le ricchezze si concentrano sempre più in poche e forti "mani".
Esiste una oligarchia, quella formata dagli armatori, e una classe di ricchi che ha accresciuto i propri patrimoni mentre una larghissima parte della popolazione ha visto ridursi enormemente i propri risparmi, e molti scivolare inesorabilmente sotto la soglia di povertà .
Le stesse dinamiche le stiamo vivendo in Italia, dove a fronte di patrimoni che negli ultimi 7 - 8 anni sono cresciuti in modo esponenziale, fasce di popolazione sempre più ampie scivolano verso livelli di povertà sconosciuti dal dopo guerra ad oggi.
Un esempio italiano è dato dal capostipte della famiglia Ferrero (quella della "Nutella") che dal 2008 al 2014 ha visto crescere il suo patrimonio da 8 mld. di euro a circa 21 mld. (fonte: Forbes). Ora, è ben dificcile credere che un così sensibile aumento di un patrimonio già consistente si possa spiegare con le fortune industriali di un prodotto e non invece con precise dinamiche finanziarie.
Anche nella ricca e forte Germania si assiste alle stesse dinamiche di crescita delle dieguaglianze e di accumulo dei patrimoni a favore del decile più ricco della popolazione.
Allora, è bene cominciare a ragionare sul fatto che qui non stiamo assistendo ad uno scontro tra popoli, tra paesi, alcuni più ricchi e altri più poveri, bensì ad un depauperamento trasversale, che attraversa tutti i paesi, di fasce sempre più ampie di popolazione a favore di multinazionali e patrimoni familiari.
E ora di dire con forza che alla globalizzazione dei capitali si affianchi la globalizzazione dei diritti dei popoli, la seconda per contrastare la prima e per innescare un processo virtuoso di redistribuzione delle ricchezze. Prima che sia troppo tardi.
Alessandro Crociata
Lo scritto è riferito al suo autore e non rappresenta necessariamente il punto di vista di Democrazia in Movimento. Viene pubblicato per alimentare il dibattito.