Due anni inserivo a questo indirizzo
http://www.democraziainmovimento.org/forum/index.php?topic=1529.msg16764#msg16764 il perchè della crisi.
Dopo due anni è venuto il momento di verificare i risultati della crisi.
Il titolo descrive le unioni giuste da quella sbagliate ( la Grecia che non ti aspetti ), per un semplice motivo.
Nel mondo esistono altre situazioni esattamente uguali a quella della Grecia. Quella più tremenda per la devastazione che ha portato, è la caduta dell'impero delle auto.
D E T R O I T
Detroit (IPA: /dɪˈtʰɹɔɪt/) è una città degli Stati Uniti d'America, capoluogo della contea di Wayne, principale centro dello Stato del Michigan.
DA WIKI =
https://it.wikipedia.org/wiki/DetroitFondata nel 1701 da cacciatori di pellicce francesi, è oggi più nota come capitale dell'industria automobilistica statunitense. Nella bandiera di Detroit compaiono i gigli di Francia e i leoni d'Inghilterra, a simboleggiare il ruolo svolto dalle due potenze nella storia della città situata al confine fra il Canada francese e i territori colonizzati dai britannici.
Situata lungo il fiume Detroit, di fronte alla città canadese di Windsor, si trova nella regione dei grandi laghi americani, al centro di una vasta zona industriale.
Detroit è la diciottesima città degli Stati Uniti con una popolazione di 701.475 abitanti (4,3 milioni nell'area metropolitana) secondo i dati del U.S. Census Bureau del 2012: si tratta di meno della metà della popolazione che la città aveva al suo apice negli anni cinquanta. L'amministrazione cittadina ha subito, nel 2013, una bancarotta, la più grande nella storia delle città statunitensi, ma a dicembre 2014 è uscita dall'amministrazione controllata. Il centro cittadino sta vivendo un rilancio: malgrado i tagli ai servizi pubblici e finanziari, si è costruita la sede della Compuware, sono stati aperti tre casinò, si è rinnovato il complesso Renaissance Center, sede mondiale della General Motors.
el 1904 venne prodotto il Model T. L'industria di Ford (e di tutti i pionieri del settore come i fratelli Dodge e Walter Chrysler) rafforzò la posizione di Detroit come capitale mondiale dell'automobile. L'industria spronò la spettacolare crescita della città nella prima metà del XX secolo, attirando numerosi nuovi abitanti, in particolare lavoratori dagli Stati del sud. Rapporti razziali tesi furono evidenti durante il processo al Dr. Ossean Sweet, un medico nero di Detroit assolto dall'accusa di omicidio dopo aver sparato in mezzo ad una folla che lo assaliva durante il suo spostamento dalla parte "nera" della città a quella "bianca". Con l'introduzione del proibizionismo, il fiume divenne il principale canale per l'importazione di alcolici canadesi.
Con l'industria arrivarono le tensioni, raggiungendo il culmine negli anni trenta quando la United Auto Workers rimase coinvolta in aspri contenziosi con gli operai dell'industria automobilistica di Detroit. L'attivismo della classe operaia di quegli anni portò alla notorietà alcuni leader di casa, come Jimmy Hoffa e Walter Reuther. Gli anni quaranta videro la costruzione della prima autostrada urbana al mondo, la Davison, e la forte crescita industriale, che portarono a Detroit il soprannome di "Arsenale di democrazia". La città fu sottoposta a dura prova durante la seconda guerra mondiale, quando decine di migliaia di lavoratori si trasferirono a Detroit per lavorare nelle industrie belliche. Molti di questi immigrati furono sia bianchi che neri provenienti dagli Stati del Sud. Trovare casa diventò quasi impossibile.
La "12th Street Riot" nel 1967 accelerò l'allontanamento dei bianchi dalla città. La percentuale di residenti neri crebbe rapidamente e, non solo i bianchi continuarono a lasciare la città, ma l'immigrazione dei neri dal sud continuò. Dal momento in cui i negozianti e i piccoli proprietari emigrarono per le continue ribellioni, gli introiti provenienti dalle tasse subirono un rapido declino. Nell'arco di dieci anni molti edifici nella zona sud-est vennero abbandonati e molti di questi rimasero per anni in stato di degrado. Nel 1973 venne eletto il primo sindaco nero, Coleman Young. Lo stile di Young durante i suoi cinque mandati (1974-1994) di carica non fu ben accolto da molti bianchi.
La crisi petrolifera dal 1973 al 1979 scosse l'industria automobilistica degli Stati Uniti, mentre le utilitarie di produzione straniera fecero il loro ingresso sulle strade tradizionalmente dominate dalle case automobilistiche americane. "Rinascimento" fu una parola spesso utilizzata dai leader politici della città dalla 12th Street Riot, rafforzata dalla costruzione del Renaissance Center alla fine degli anni settanta. Nel 1980 si tenne a Detroit la Convenzione Nazionale Repubblicana che promosse Ronald Reagan per la campagna presidenziale.
Il 18 luglio 2013, la città ha dichiarato fallimento, a causa dell'impossibilità di pagare debiti stimati tra i 18 e i 20 miliardi di dollari.[3] Nonostante fosse stata ventilata la possibilità di ottenere fondi vendendo, tra l'altro, opere del rinomato museo cittadino, il Detroit Institute of Arts, un giudice ha espressamente escluso dalla liquidazione tutte quelle istituzioni no-profit compreso il museo, che anzi diventerà indipendente dall'amministrazione locale[4]. Il 7 novembre 2014 un tribunale fallimentare ha approvato il piano proposto dalle autorità municipali per cancellare 7 dei 18 miliardi di debito, avviando tagli del 4,5% sulle pensioni di 12.000 dipendenti pubblici e lo stanziamento di 1,7 miliardi di dollari da investire in servizi. Il 10 dicembre 2014 Detroit è uscita dal regime di amministrazione controllata
Storia demografica di Detroit
Anno 1820 1860 1900 1920 1940 1950 1960 1980 2000 2010 2012
Popolazione
1.422 45.619 285.704 993.678 1.623.452 1.849.568 1.670.144 1.203.368 951.270 713.777 701.475
Detroit città fantasma: come scompare una città per la crisi economica
Nell’arco di pochi anni le vie con le classiche villette americane sono diventate strade disabitate
Se c’è una città simbolo della crisi economica, quella città è Detroit. Identificata per anni con la General Motors, il declino della città è andato di pari passo con quello dell’azienda automobilistica.
Nel corso degli ultimi anni, la città americana ha visto calare il numero dei propri abitanti, molti dei quali si sono trasferiti dopo aver perso il lavoro: nel primo decennio del XXI secolo Detroit ha perso oltre 200mila abitanti e questo crollo si è ripercosso pesantemente sull’aspetto della città.
Per documentare questi cambiamenti, il tumblr GooBingDetroit ha raccolto immagini della città presi dalle mappe di Google e Bing: lo stesso punto della città viene “fotografato” a distanza di anni e il confronto è impietoso. Case che vanno in rovina fino a sparire, la sensazione di essere di fronte a una città fantasma


















Detroit è fallita e ora le case si vendono a 300 euro
Il disastro economico americanoSembrano affari. Case a un quarto d’ora di macchina dal centro di Detroit in vendita a 300 euro. Sì, 300 euro. Case di 120-140 metri quadri con tre camere da letto, due bagni, cucina e salone. E ce ne sono pure da 100 euro, persino da 50 euro. Te le tirano dietro.
Basta fare una passeggiata virtuale su siti di agenzie immobiliari come Realtor.comper trovare diverse di queste villette nei sobborghi a Nord-Ovest di Detroit svendute a prezzi di liquidazione totale. Ma la domanda che s’impone è semplice: qual è la fregatura? L’inghippo c’è, ed è triplice.
Primo, bisogna considerare i quartieri in cui si trovano queste abitazioni super low-cost. Si tratta di aree punteggiate di case abbandonate dove non circola alcun vicino sorridente e pronto a prestarti lo zucchero o la tagliaerba. Al massimo si può incontrare qualche loquace spacciatore di crack. «Case a prezzi assurdi», ha commentato un anonimo lettore su uno di questi siti di saldi immobiliari, «mi domando se il pacchetto comprenda anche le munizioni che ti servono per evitare di essere impallinato in giardino». E un altro ha rincarato la dose: «Lì quando vai a letto devi indossare una armatura>>
Mettiamo che il nostro potenziale acquirente sia un ex marine molto coraggioso, che sa come farsi rispettare e non si scoraggia per la presenza di vicini poco socievoli. Bene, dovrà considerare un secondo problema: la criminalità fa sì che queste case all’interno siano completamente da rifare. Diverse squadre di ladruncoli hanno via via lasciato l’appartamento vuoto. Qualsiasi cosa avesse un minimo valore, dai lampadari ai lavabi dalla moquette agli infissi è stata portata via. Per poterle abitare, queste case, occorre rimetterle a nuovo. Da cima a fondo. «Tutto quello che è trasportabile all’esterno è a rischio», ha spiegato Jeremy Brown, un agente immobiliare di Detroit. «Mentre stai facendo i lavori ti conviene pagare qualcuno che dorma in casa e faccia la guardia. E appena la villetta è sistemata bisogna fare il trasloco alla svelta. Questi non sono quartieri facili, la gente si arrangia come può, cerca di sopravvivere».
Tutto vero. Ammettiamo, però, che nonostante i vicini poco rassicuranti e nonostante la casa sia da rifare completamente, l’idea di un immobile da comprare a 300 euro sia comunque allettante. A questo punto il potenziale impavido acquirente deve considerare un terzo fattore: queste sono case pignorate e abbandonate da anni, per cui chi subentra deve accollarsi le tasse di proprietà anche degli anni precedenti in cui non sono state versate. Solo nel 2011, l’ultimo anno per il quale si dispone di dati, la contea di Wayne di cui Detroit fa parte, si è ritrovata un buco di 170 milioni di dollari per tasse immobiliari non pagate. Tornando al nostro ipotetico acquirente, i grattacapi non sono ancora finiti. Naturalmente deve anche sborsare la commissione all’agenzia immobiliare. E appena firma il contratto la casa viene automaticamente rivalutata, il che si traduce in un aumento delle tasse di proprietà.
A dispetto di tutti questi elementi che fanno pensare che queste case a 300 euro non siano per nulla un affare, ma più probabilmente una rogna, qualcuno può continuare a ritenere che siano un investimento. Specie se, come sperano questi inguaribili ottimisti, in futuro la zona verrà riqualificata.
«Campa cavallo», spiega Jada Hill, che di recente ha comprato con il marito una casa in una zona migliore a 80mila dollari (60mila euro). «In aree così malconce a meno che un mucchio di gente non arrivi tutta allo stesso tempo non si riqualifica un bel nulla. Ciò che deve scolpirsi in testa la gente è che le case non sono delle scommesse, sono dei posti in cui vivere. Finché la gente le compra per rivenderle e non pensa neanche lontanamente di metterci piede come diavolo si fa a rivitalizzare il quartiere?».
Dibattiti e polemiche di una città ufficialmente fallita qualche giorno fa e in forte crisi da decenni, strozzata da un debito che oggi sfiora i 19 miliardi di dollari, dove gli edifici abbandonati sono ben 78mila e dove gli immobili in svendita a prezzi da fine mercato sono migliaia. Si pensi che l’anno scorso all’annuale asta delle case pignorate della contea di Wayne ne sono state sbolognate 12mila, alcune delle quali al prezzo di partenza di 500 dollari (377 euro).
Di fronte a questi dati la domanda è sempre la stessa: come ha potuto Detroit arrivare a questo punto? Come ha spiegato a Linkiesta Thomas Sugrue, professore di Storia e Sociologia all’università della Pennsylvania autore di libri e saggi sul declino della Motor City, si è trattato di un mix di razzismo e cattiva gestione finanziaria.
«A cominciare dagli anni Cinquanta – dice Sugrue – i bianchi si sono trasferitinell’hinterland, e con loro si sono spostati anche i loro soldi. Le tensioni razziali latenti sono scoppiate sul finire degli anni ‘60, in particolare nel 1967, durante cinque giorni di scontri in cui persero la vita 43 persone: 33 neri e dieci bianchi. Dopo quei fatti la città si svuotò. Così Detroit città ha perso gran parte dei proventi delle tasse. Senza soldi in cassa è difficile ristrutturare scuole, strade, ponti».
Secondo Sugrue l’altro aspetto da considerare è che a partire dagli anni ‘80 il governo federale ha tagliato molto i fondi alle città. Le spese per le metropoli sono passate dal 12 al 3 per cento. «Per cui – continua Sugrue – città come Detroit, che già dovevano far fronte alla diminuzione delle entrate delle tasse perché la popolazione diminuiva si sono trovate in gravissima difficoltà. E invece di prendere decisioni dolorose per snellire il numero dei loro dipendenti hanno continuato a operare come se nulla fosse, sulla base del tornaconto elettorale di breve termine».
Una delle istantanee di questo disastro, a cui ha anche contribuito la grande recessione del 2008, sono queste case fantasma in vendita online a 300 euro o poco più. Sembrano affari, ma il rischio del classico bidone è reale.
http://www.linkiesta.it/it/article/2013/07/27/detroit-e-fallita-e-ora-le-case-si-vendono-a-300-euro/15426/Già leggendo il necrologio di Henry Ford II – nipote di Henry, uno dei padri del capitalismo americano, morto di polmonite a 70 anni il 29 settembre 1987 – si scopre un uomo che aveva passato la parte finale della vita a cercare di ricostruire la sua città in declino: dall’inizio degli anni Settanta aveva provato a rianimare l’economia locale, arrivando a realizzare sulle rive del Detroit River un mastodontico complesso di sette grattacieli inaugurato nel 1977, a cui aveva dato il nome di Renaissance Center.
Da allora sono passati circa quarant’anni, e la ripresa di Detroit è stata annunciata decine di volte. Eppure, nonostante i profeti della rinascita, le abitazioni hanno continuato a svuotarsi. In mezzo secolo la città ha visto fuggire due terzi della sua popolazione – quelli che potevano permettersi un trasferimento nei bianchi sobborghi benestanti – e nei quartieri derelitti sono rimasti quasi esclusivamente i disperati, per lo più afroamericani. Oggi la città trabocca di case in rovina prossime al crollo e di lotti abbandonati, ha infrastrutture scadenti e un sistema scolastico inadeguato, oltre a un altissimo tasso di criminalità.
Nonostante abbia sempre deluso le aspettative e sia arrivata due anni fa a dichiarare bancarotta, Detroit sta provando ancora a superare la sua reputazione decadente. Ricominciare non è facile, ma in città si respira la voglia di lasciarsi conquistare dall’epica tutta americana del derelitto che, dopo essere caduto, rinasce. Il centro, che a lungo aveva ricordato la desolazione delle immese praterie del Midwest, si sta rianimando, l’economia vede uno spiraglio appoggiandosi soprattutto sulle startup tecnologiche che attraggono giovani e sulle piccole imprese, nelle case si riaccendono le luci, grazie anche alla comunità creativa che a Detroit ha trovato un luogo economico dove poter vivere e lavorare.